Un racconto fotografico di Willy Sanson tra India e Sud-est asiatico
“Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore” Henri Cartier-Bresso
“Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore” Henri Cartier-Bresso
Culture diverse, tutte estremamente singolari ed interessanti nel proprio essere, eterogenee ma anche, a tratti, similari. Willy Sanson, fotografo gradese, ha iniziato a viaggiare a 29 anni e la sua prima meta è stata il Laos, seguita da Cambogia, Thailandia, Vietnam, Malaysia, India, Nepal e Myanmar. I suoi primi approcci con la fotografia sono stati gli stessi che accomunano ogni viaggiatore: catturare e “tenere in memoria” paesaggi, persone, animali. Ma si è fatta presto forte una certa predisposizione e curiosità verso le persone e, nello specifico, i loro volti. Riuscire a coglierne l’essenza nella quotidianità, osservandone il comportamento, ascoltandone l’idioma, condividendo piccoli gesti, creando così una connessione sottile fra fotografo e soggetto, è stato il suo intento.
I suoi viaggi non percorrono le classiche rotte turistiche ed è la ricerca del poco noto che gli ha permesso di entrare in contatto con persone e luoghi meravigliosi. Il viaggio per Sanson è vissuto come una crescita personale e spirituale, un mezzo per comprendere meglio sé stessi e superare i propri limiti: “Le mie foto, le persone e i luoghi sono il mezzo più bello che ho per crearmi il più favoloso e affascinante viaggio che esista.. che è quello interiore”. L’India in particolare è stata significativa per Sanson in quanto, oltre a regalargli scenari unici ed emozioni inaspettate, l’ha messo a dura prova, sia a livello di sopravvivenza fisica, sia a livello di stabilità emotiva. In ogni viaggio ha potuto riconoscere dei tratti comuni, ovvero l’umiltà, la dignità, la forza delle persone che, nonostante tutto, continuano a sorridere.
Nei suoi scatti Willy Sanson predilige il ritratto, un genere fotografico che mette strettamente in relazione il fotografo con il soggetto, in un contatto intimo che si gioca in uno sguardo. Il ritratto è di fatti l’espressione di un incontro che Willy Sanson vive in maniera naturale e spontanea, convinto che essere ciò che si è renda tanto vulnerabili quanto predisposti a cogliere ogni piccola sfumatura generata dalle emozioni, riuscendo per quel singolo attimo a colmare la distanza che lo separa da ogni vita che ha di fronte filtrandolo attraverso l’obiettivo della sua fotocamera. L’etica resta comunque il punto di partenza che un fotografo deve rispettare. Tramite le sue fotografie, Sanson cerca di mettere in atto, nel modo migliore e più congruo alla situazione, valori di umanità e di rispetto verso l’individuo. La fotografia in questi reportage è rigorosamente a colori perché solo in questo modo è possibile cogliere la vera essenza delle circostanze e dei paesi conosciuti, su tutti l’India, che è “colore” per antonomasia.
Sanson è sensibilmente attratto dalle particolarità dei volti, dalle espressioni e dall’intensità dello sguardo. Il sorriso di un bambino o le sue lacrime sono tratti distintivi dell’emozione che sta provando e che sta comunicando; le rughe degli anziani, luogo e rifugio di anni di sofferenza ma anche di saggezza; gli occhi che diventano specchi dentro cui rivedersi. Tutto ciò è amplificato dall’ambiente che li circonda e che funge da cornice dell’anima, o meglio di un “Oceano infinito di anime”.
Dal 29/04/17 al 21/05/17
Grado (GO), Cinema Cristallo
Inaugurazione: 29/04 ore 16:00
10:30/ 12:30; 15:30/ 19:00